Sapere o non sapere? Apprendere è la risposta

Anni fa si pensava che i bambini non fossero in grado di apprendere e nemmeno di ricordare. Molti studi classici dimostrano invece che memoria e apprendimento siano abilità precoci.
Un esperimento… dolce o ronzante!
Neonati di poche ore, in un esperimento, imparavano a direzionare la testa, a destra o a sinistra, in funzione della fonte del suono o del ronzio che venivano presentati loro.
Per assaggiare un liquido dal gusto dolce, il neonato doveva girare il capo a destra quando udiva il suono e a sinistra quando udiva il ronzio. Dopo poche prove, i neonati agivano senza dimostrare di commettere alcun errore, dunque girandosi a destra quando sentivano il suono o a sinistra per il ronzio.
A seguire, i ricercatori avevano invertito la situazione in modo che il bambino dovesse girarsi dalla parte opposta quando venivano presentati gli stimoli sonori. Quello che è emerso è la grande velocità di apprendimento del bambino rispetto al nuovo compito.
Cosa apprendono i bambini a 3 mesi
I neonati, in questo periodo, hanno una memoria molto buona.
Se viene attaccato un giocattolo semovente ad un nastro che renda sospeso il gioco e sia, all’altra estremità, legato ad un arto del bambino, si scopre in fretta che i bambini apprendono velocemente quale sia l’arto che devono muovere affinché il giochino venga azionato.
E non solo… Dopo otto giorni veniva riproposta ai neonati la stessa situazione e cosa ne risultava? I bambini ricordavano quale arto avessero dovuto muovere per ottenere il giochino.
Memoria sensoriale
Numerose ricerche mostrano come i bambini siano in grado di ricordare sensorialmente numerose impressioni vissute mentre erano nell’utero materno.
In primis è noto come i neonati siano in grado di distinguere, e preferire, un suono di voce umana da un qualsiasi altro suono.
Pochi giorni dopo la nascita, un bambino può imparare a succhiare un ciuccio per attivare una voce registrata o una melodia vocale e, ancora, succhiano in modo più vigoroso per sentire i suoni vocali.
La percezione di un neonato
Alla nascita, i neonati sono già in possesso di alcune capacità percettive, sia pure ad uno stadio originario e quindi non sviluppate completamente.
Possono individuare degli oggetti con lo sguardo e dimostrano di prevedere qualcosa da osservare, dunque dirigendo la loro concentrazione. In questo caso il loro ritmo cardiaco decelera, indicando un aumento dell’attenzione, ma se lo stesso stimolo si ripete più volte, tale risposta fisiologica si attenua, poiché si instaura una forma rudimentale di apprendimento: l’assuefazione.
Oggetti nello spazio e apprendimento
Per adattarsi all’ambiente di vita, un neonato non deve soltanto essere in grado di recepire diversi messaggi sensoriali, deve anche elaborarli e integrarli tra loro per costruire un’immagine della realtà.
Già a pochi giorni di vita i bambini sanno seguire anche visivamente i suoni, come quello di un campanellino che si muove nello spazio: questo indica un’integrazione visivo-uditiva e la capacità di collegare movimenti a percezioni sensoriali.
Crescendo, tra i 4 e i 6 mesi, i lattanti mostrano di conoscere in maniera abbastanza complessa alcuni aspetti della realtà; per esempio, hanno la percezione di oggetti nascosti e si rappresentano i rapporti tra oggetti nello spazio tridimensionale.
Un esperimento
Si immagini di mostrare ad un neonato una palla e di porla, poi, sul pavimento, dietro ad una superficie che la nasconde. Se viene abbassata la superficie, questa si arresterà a metà percorso perché bloccata dalla palla. Se però si fa scomparire la palla senza che il bambino se ne accorga, la superficie non incontrerà alcun ostacolo e potremo abbassarla fino al pavimento.
Quest’ultima situazione sorprende i neonati, perché si aspettano che la palla sia ancora al suo posto e fermi la discesa della tavoletta. La capacità di comprendere che qualcosa non cessa di esistere solo perché scompare alla vista è un aspetto fondamentale dello sviluppo cognitivo infantile ed è definito dagli psicologi con l’espressione “permanenza dell’oggetto”.
Si tratta di una capacità che matura rapidamente nel corso dei primi mesi di vita. Ad esempio, se un’automobilina viene nascosta dietro uno schermo, e poi viene fatto uscire un camioncino, i bambini reagiscono in modo diverso a seconda dell’età: i più piccoli, di 5-6 mesi, continuano a seguire con gli occhi il secondo oggetto, il camioncino, attratti dal suo movimento, e sembrano non fare caso alla scomparsa dell’automobilina; quelli di 12-15 mesi, invece, cercano l’automobilina dietro lo schermo, mostrando di essere consapevoli della sua scomparsa.
Regole “spaziali” e “figurative”
I bambini più piccoli, quindi, per stabilire l’identità degli oggetti seguono regole puramente “spaziali”: si basano sulla loro posizione, se si tratta di oggetti fermi, o sulla loro traiettoria, se si tratta di oggetti in movimento, senza tenere conto né dell’aspetto dell’oggetto né del fatto che possa essere nascosto.
In una fase più matura si rendono conto di essere in presenza di due oggetti diversi: la regola “spaziale”, dunque, viene soppiantata dalla regola “figurativa”. Con il passare dei mesi i neonati diventano quindi in grado di pensare agli oggetti e alle azioni che si trovano anche al di fuori del loro campo visivo, rappresentandoseli mentalmente.
Bibliografia
Atkinson R. L., Hilgard E. R., Introduzione alla psicologia, Padova, Piccina Nuova Libraria, 2011.
Siqueland E. R, Lipsitt J. P., Conditioned head-turning in human newborns. Journal of Experimental Child Psychology, vol. 3, 1966.
Autrice:
Giulia Bicego, Psicologa-Psicoterapeuta. Si occupa di disturbi dell’età evolutiva e di disturbi dello spettro dell’autismo in collaborazione con la cooperativa MTK. Pratica privatamente come psicoterapeuta seguendo giovani adolescenti e giovani adulti in difficoltà. – Cooperativa sociale